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- Data di creazione 04/02/2025
- Ultimo aggiornamento 04/02/2025
ARTE FIAMMINGA
Jan Van Eyck (Maaseik, 1390 circa - Bruges, 1441) è considerato l’iniziatore della pittura fiamminga. Attivo nell’area corrispondente all’attuale Belgio, mette a punto una vera e propria rivoluzione che condizionerà la produzione artistica per i secoli a venire. Già Vasari lo aveva identificato, erroneamente, come l’inventore della pittura a olio: una tecnica nella quale, in effetti, Van Eyck eccelle. A differenza dell’uovo impiegato nella pittura a tempera, l’olio ha infatti tempi di essiccazione più lunghi e consente un’applicazione più lenta e precisa, con esiti ed effetti cromatici davvero stupefacenti. Ecco allora che nei suoi dipinti i dettagli si moltiplicano e la luce dona a cose e persone una consistenza reale. Pur in assenza di una costruzione prospettica rigorosa gli spazi non mancano di profondità. La pittura ad olio La novità fondamentale della pittura fiamminga è l’utilizzo di colori ad olio, una tecnica ancora sconosciuta nel resto dell’Europa. I colori usati dai fiamminghi vengono lavorati incorporando i pigmenti minerali o terrosi con oli estratti dal lino, dalla noce e dal papavero. Questo materiale, seppure più lento ad asciugare, permette di procedere per sovrapposizione di velature successive, ottenendo graduali passaggi tonali. Inoltre l’olio è una sostanza fluida, trasparente e traslucida, che rifrange la luce in modo diverso rispetto alla tempera e crea superfici lucide e vivide.
Gli scambi tra artisti operanti sul suolo italico e quelli delle Fiandre furono favoriti nella prima metà del Quattrocento grazie al commercio. Così la cultura mediterranea incontrò la cultura nordeuropea. I primi ad utilizzare le tecniche elaborate dagli artisti fiamminghi furono i pittori di Napoli e Palermo. Seguirono poi, dopo la metà del Quattrocento, Firenze, Urbino, Roma e infine Venezia. Antonello da Messina è considerato il rappresentante più importante della pittura mediterranea del Quattrocento. Nacque nel 1430 circa e morì nel 1479. A lui è dato il merito di aver diffuso nella penisola l’uso della tecnica ad olio utilizzata appunto dai pittori fiamminghi. La sua formazione avvenne a Palermo e a Napoli, grandi città di scambi commerciali e culturali. In questi centri si respirava infatti una cultura internazionale. Convivevano così il gusto gotico elegante e raffinato con temi di origine fiamminga e provenzale. Antonello da Messina si recò a Roma e si avvicinò alla monumentalità delle sculture classiche. Il suo stile è caratterizzato da una ordinata disposizione prospettica tipica dell’arte italiana ed una attenzione minuziosa verso i dettagli proveniente dalla cultura nordica.
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