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- Data di creazione 25/02/2025
- Ultimo aggiornamento 25/02/2025
DIVISIONISMO E POINTILLISME
Il Divisionismo è stato un fenomeno pittorico italiano a cavallo tra il penultimo decennio dell’Ottocento e il primo del Novecento, che si inserisce più diffusamente nella corrente internazionale del Neoimpressionismo, che seguiva e rinnovava le sperimentazioni tecniche e ricerche dell’Impressionismo. Come in Francia anche in Italia, alla fine del XIX secolo, la conoscenza delle teorie e gli studi scientifici sul colore portarono a procedimenti pittorici rivolti ad aumentarne la sensazione visiva dell’immagine e a superare la pittura storico-naturalistica. Prendendo come punto di partenza la pratica impressionista di utilizzare il colore spezzato e l’accostamento dei complementari, i Neoimpressionisti erano prevalentemente interessati a rappresentare gli effetti della luce e a ottenere la massima luminosità accostando colori puri sulla tela e non mescolati sulla tavolozza, per ottenere la fusione nell’occhio dell’osservatore. Poiché i colori erano utilizzati divisi, questa corrente di pittori italiani è indicata con il termine “Divisionismo”. Analogamente a quanto accadde in Francia con il “Pointillisme” (Puntillismo o Puntinismo), teorizzato e adottato da Georges Seurat e ripreso e diffuso da Paul Signac (Parigi, 1863-1935) e seguaci, per cui minuscoli punti di colori scelti e affiancati andavano a fondersi a distanza in un colore dominante, i Divisionisti applicarono un metodo compositivo di accostamento a piccoli tratti o filamenti di colore. A differenza dell’esperienza francese che era particolarmente attenta agli aspetti scientifici della tecnica, il Divisionismo italiano si caricò di significati simbolici che miravano a produrre corrispondenze tra stati emotivi e forme che parlavano della modernità nell’era dell’industrializzazione.
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