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  • Data di creazione 14/02/2025
  • Ultimo aggiornamento 14/02/2025

LA FRANCIA DEL SEICENTO: L'ACCENTRAMENTO AMMINISTRATIVO DEL RE SOLE

Il periodo che va dalla metà del Seicento alla metà del Settecento registrò nel continente europeo il trionfo dell’assolutismo. Fu il «secolo di Luigi XIV» dal nome del sovrano che lo dominò con le sue imprese. Nel 1661, quando raccolse dalle mani del primo ministro Mazzarino la responsabilità effettiva del regno di Francia, Luigi XIV era ormai un adulto, e aveva un’idea ben chiara in testa: voleva che non si ripetessero più crisi dell’autorità monarchica come quella che la corona aveva conosciuto, lui ragazzino, negli anni della Fronda. Luigi XIV si propose di garantirsi definitivamente l’appoggio della nobiltà realizzando una specie di scambio. Gli aristocratici dovevano rinunciare a influire in quanto corpo sulla politica del regno, lasciando al sovrano la responsabilità di reggere lo Stato attraverso ministri e funzionari (titolati o borghesi che fossero) a lui unicamente fedeli. Tale politica di accentramento del potere si tradusse nell’organizzarsi del governo di Francia intorno ad alcuni organi centrali e ad alcuni organi periferici. Al centro, un Consiglio superiore comprendeva i ministri della Guerra, degli Esteri e della Giustizia, mentre un Consiglio delle finanze aveva per vertice un ministro plenipotenziario per il tesoro e per il fisco detto controllore generale delle finanze. In periferia, ai governatori delle province – tradizionalmente espressi dall’alta nobiltà – si aggiunsero gli intendenti, che rispondevano del proprio operato direttamente al re e ai quali rispondevano, a loro volta, gerarchie di funzionari nei settori della fiscalità, della giustizia, della polizia.

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