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  • Data di creazione 12/04/2025
  • Ultimo aggiornamento 12/04/2025

LA GERMANIA NAZISTA

In Germania, al termine della Grande guerra, si instaura dapprima un sistema politico che rappresenta un modello di democrazia parlamentare aperta e avanzata, la cosiddetta Repubblica di Weimar. Tuttavia viene ben presto messa in crisi dalla nascente formazione politica del Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, detto anche nazista, capeggiato da Adolf Hitler, con un programma fortemente nazionalista e militarista. Fino al 1929 il Partito nazista rimane minoritario e marginale e si colloca al di fuori della legalità repubblicana, fondando la sua forza sulla robusta organizzazione armata detta SA (reparti d’assalto). Dopo la crisi del 1929, però, quando le condizioni economiche della Germania diventano ancora più drammatiche, il programma estremista e antisemita di Hitler, espresso nel testo Mein Kampf (“La mia battaglia” - è il manifesto politico e autobiografico di Hitler, scritto in buona parte in cella mentre scontava una condanna nel 1924 a causa di un tentativo di colpo di stato, ben prima di giungere al potere, dal 1933), comincia sempre più a prendere piede e a far leva sul malcontento e sull’insofferenza del popolo tedesco. Nel novembre del 1932 il partito di Hitler ottiene il 37% dei voti e diventa il primo partito tedesco. Da questo momento si consolida in Germania un regime totalitario fondato sulla concentrazione dei poteri nelle mani del Führer (“capo”, “guida”), cioè Hitler, sul progressivo annientamento delle opposizioni e sullo sterminio di tutti coloro che non appartengono alla cosiddetta “razza ariana” tedesca, in particolare gli ebrei. Hitler concepisce il progetto mostruoso della cosiddetta soluzione finale, ossia della deportazione in massa nei campi di concentramento e del genocidio di milioni di persone (la dottrina razzista di Hitler si giustificava con l’idea, infondata, della discendenza di tutti i “veri” tedeschi, cioè quelli razzialmente ‘puri’, da un’antica popolazione di conquistatori, denominati Ariani). Il nazismo tedesco si proponeva come nazional-socialismo, ovvero come unità nazionale di tutti i tedeschi contro gli altri popoli, contrapponendosi al socialismo storico, che basava la propria azione politica sulla contestazione del rapporto fra classi sociali privilegiate e classi subordinate, anche all’interno della stessa nazione. Al conflitto di classe di socialisti e comunisti, i nazisti opponevano il conflitto tra razze, con l’effetto di negare legittimità al conflitto di classe interno alla società tedesca.

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