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  • Data di creazione 03/05/2025
  • Ultimo aggiornamento 03/05/2025

MARCEL DU CHAMP - DADAISMO

L’artista francese Marcel Duchamp (1887-1968) viene considerato uno dei maggiori rappresentanti del Dadaismo, benché egli non abbia mai accettato l’appartenenza a questo gruppo. La cosa, conoscendo il personaggio, non stupisce affatto: la personalità di Duchamp è assolutamente impossibile da inquadrare in un qualsiasi schema. Egli, in realtà, è stato uno dei più grandi artisti del Novecento, proprio per il suo modo di essere. Ha, di fatto, costruito un nuovo prototipo di artista da intendersi come intellettuale sempre pronto a proporsi in maniera inaspettata, anche solo per il piacere di essere diverso dal normale. Ha elevato l’anormalità, intesa come rifiuto di qualsiasi norma, a pratica sia di arte sia di vita. Nato in un paese della Normandia in una famiglia composta da sette figli, insieme ad alcuni fratelli ed una sorella, si avvia alla professione artistica. Dal 1904 è a Parigi e qui si occupa di cose diverse: esegue caricature per i giornali, si interessa di teatro, gioca a biliardo, lavora presso una biblioteca, viaggia in automobile. La sua attività non perde mai il gusto della provocazione e l’invenzione dei «ready-made» ne è uno degli esempi più classici.

Storicamente, il primo «ready-made» prodotto da Duchamp è stato «ruota di bicicletta». Egli, nel suo studio a Parigi, decise di montare una ruota di bicicletta su uno sgabello. L’operazione non aveva alcuna finalità precisa, e probabilmente non fu realizzata per essere esposta. Di fatto, egli aveva creato il suo primo «ready-made» «rettificato». Con tale termine egli distingueva quei ready-made sui quali interveniva con qualche azione minima, da quelli sui quali non produceva alcun intervento. Le immagini hanno una funzione provocatoria quando vogliono procurare reazioni decise, anche di opposizione, quando vogliono sfidare il senso comune, irritare con accostamenti sorprendenti, insoliti, a volte persino inaccettabili che sollecitano però un nuovo modo di guardare le cose e di concepire la realtà. Questo «ready-made» diventa arte per scelta dell’artista. Duchamp accosta due oggetti di uso comune e di origine molto diversa, un panchetto e una ruota di bicicletta, e li espone come opera d’arte. In questo modo provocatorio Duchamp mette in evidenza come nel mondo contemporaneo l’arte abbia ormai perso per sempre ogni funzione pratica di tipo narrativo e estetico. L’arte diventa così un messaggio mentale, un’idea creativa. Sono oggetti di serie promossi dalla preferenza dell’artista alla dignità di oggetti d’arte. La scelta dei «ready-made» non è mai stata dettata da un piacere estetico, vi è un’assenza totale di buono o di cattivo gusto. La ruota è fissata con la sua forcella allo sgabello a  quattro gambe, libera di girare, ma nello steso tempo costretta all’immobilità.

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