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- Data di creazione 04/04/2025
- Ultimo aggiornamento 04/04/2025
MICHELANGELO E LA CAPPELLA SISTINA
La scena con la creazione del primo uomo si trova nella parte centrale della volta della Cappella Sistina, all’interno dei Musei Vaticani. Il ciclo di affreschi che decorano la volta della Cappella furono commissionati da Papa Giulio II della Rovere. L’affresco presenta, nella parte destra, Dio Creatore, possente e maturo, che vola sostenuto dai suoi angeli e, nella parte sinistra, Adamo, atletico e molto giovane, sdraiato per terra nudo e nell’atteggiamento di chi si sta svegliando. Lo sguardo di Dio è diretto con decisione verso la sua creatura, che risponde contemplando il Padre con ingenuo stupore. Il paesaggio è quasi assente, se si eccettua un pendio terroso molto sintetizzato. Il Libro della Genesi racconta che Dio plasmò l’uomo con la terra e poi vi soffiò sopra per dargli vita. Michelangelo, elaborando un’immagine di straordinaria poesia, si discostò in modo determinante dal racconto biblico: nel suo affresco, l’uomo e il suo creatore stanno uno di fronte all’altro e Dio anima la sua creatura sfiorandola con una mano. Tangibile è l’espressività delle due mani che quasi si toccano: tutta la scena è concentrata su quel gesto. L’indice del Padre è puntato verso l’uomo con fare autorevole, come per comunicargli un impulso o far scoccare una scintilla. La mano di Adamo, invece, appare ancora debole, appena animata dalla nuova energia che il Signore gli sta trasmettendo. Michelangelo, dunque, scelse di tradurre il divino soffio della vita nell’immagine di un contatto: o meglio, di un “quasi contatto” ed è proprio quel “quasi” che denuncia lo scarto incolmabile fra Dio e l’uomo. Le figure sono separate da uno spazio vuoto, attraversato solo dagli avambracci che costituiscono il collegamento fra i due soggetti. Quel vuoto ha una grande importanza nell’impianto compositivo dell’affresco, in quanto isola le mani attirandovi lo sguardo dello spettatore ma, nel contempo, evidenzia l’assoluta separazione tra infinito e finito. Michelangelo, poi, non dimenticò l’altro passaggio fondamentale della Genesi, quello secondo il quale «Dio creò l’uomo a sua immagine» (Genesi, 1, 27); infatti, egli dipinse l’uomo e Dio con anatomie molto simili e dispose i loro corpi, ugualmente forti e robusti, secondo la medesima doppia torsione. Sono evidenti i parallelismi fra i toraci, le ginocchia, i piedi delle due figure. Anche i due profili di sinistra presentano una forte similitudine, così come non si può non riconoscere una corrispondenza diretta fra la forma convessa di Dio e quella concava di Adamo: nelle intenzioni dell’artista, ogni scelta era evidentemente tesa a mostrare come, all’atto della creazione, l’impronta divina si impresse sull’uomo.
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