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  • Data di creazione 18/03/2025
  • Ultimo aggiornamento 31/03/2025

PARINI GIUSEPPE

Nato a Bosisio, presso Lecco, nel 1729, da famiglia di piccoli commercianti, studiò a Milano presso i padri barnabiti. Avendogli una prozia lasciato in eredità una piccola rendita a patto che fosse ordinato sacerdote, abbracciò lo stato ecclesiastico e divenne abate. A vent’anni cominciò a manifestarsi l’artrite alle gambe che lo tormentò per tutta la vita. Nel 1752, completati gli studi, pubblicò il primo volume di poesie: Alcune poesie di Ripano Eupilino; l’anno successivo fu accolto nell’Accademia dei Trasformati ed entrò in contatto con la cultura illuminista europea. Per diversi anni fu precettore presso la nobile famiglia milanese dei duchi Serbelloni, incarico che lasciò nel 1762 a seguito di un diverbio con la duchessa. Gli anni della consacrazione Passato al servizio del conte Imbonati, iniziò a comporre le opere della sua fase matura, scegliendo argomenti ispirati ai problemi della società e proponendosi come consigliere delle istituzioni; pubblicò in particolare le prime Odi, Il Mattino (1763) e Il Mezzogiorno (1765). La sua fama di poeta impegnato gli valse i primi incarichi pubblici: nel 1769 diresse la “Gazzetta di Milano” e ottenne dal conte Firmian, plenipotenziario dell’imperatrice a Milano, la cattedra di eloquenza alle Scuole Palatine (poi Regio Ginnasio di Brera). Quando, nel 1771, l’arciduca d’Austria si stabilì a Milano come governatore e capitano generale di Lombardia, Parini fu tra i protagonisti dei festeggiamenti e del rinnovamento urbanistico e culturale della città: fece parte della commissione incaricata della riforma delle scuole, compose la cantata Ascanio in Alba musicata da Mozart, suggerì i soggetti iconografici per la decorazione del Teatro alla Scala e degli attuali Palazzo Reale e Villa Reale. A questi incarichi fecero seguito riconoscimenti culturali ed economici: venne accolto nella Società Patriottica di Milano, nell’Accademia dell’Arcadia di Roma, ottenne la cattedra di eloquenza anche presso la neonata Accademia di Belle Arti di Brera e gli venne concessa da papa Pio VI una pensione annua. Gli ultimi anni La morte del conte Firmian e dell’imperatrice Maria Teresa e l’avvento al trono di Giuseppe II impressero un nuovo corso alla politica austriaca, spingendo Parini e molti altri intellettuali milanesi a un progressivo ritiro dalla vita pubblica. All’arrivo dei francesi a Milano nel 1796 venne chiamato a far parte della nuova municipalità, da cui presto si dimise non condividendone le scelte e la faziosità ideologica. La turbolenta situazione politica e la cattiva salute (alle difficoltà di deambulazione si erano aggiunti problemi agli occhi) lo indussero a dedicarsi pressoché esclusivamente agli studi, affidando ad alcuni allievi la pubblicazione definitiva delle Odi e lavorando alla revisione e completamento del Giorno, che tuttavia verrà pubblicato postumo. Morì nel 1799 e il suo corpo, inizialmente sepolto nel cimitero di Porta Comasina, andò in seguito disperso, come lamenterà Foscolo nei suoi Sepolcri.

LE COSTANTI LETTERARIE L’impegno civile della letteratura Parini si impegnò a restituire dignità sociale alla poesia, guidato dall’idea che la letteratura fosse chiamata a contribuire al miglioramento della società. Cardini di questa impostazione civile erano l’alta considerazione della poesia, valore prezioso che va utilizzato con parsimonia e mai sprecato, e la rivendicazione della sua autonomia rispetto alla scienza, alla filosofia e all’economia. Dire bene cose buone La poesia di Parini si fonda su una costante assieme etica e stilistica: etica nel senso che affronta temi socialmente rilevanti e utili; estetica nel senso che per farlo si serve di un linguaggio alto e arduo, ripreso dalla tradizione dei classici, che obbliga il lettore a una lettura attenta e ponderata.

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Il Mattino_Parini.pdf
Cioccolato o caffè_Parini.pdf
LA DIVISIONE DEL GIORNO.pdf
La vergine cuccia Parini.pdf
PARINI_BIOGRAFIA.pdf