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  • Data di creazione 26/05/2025
  • Ultimo aggiornamento 26/05/2025

PASOLINI PIER PAOLO

Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna nel 1922. Il padre era un militare e la madre una maestra friulana. Nella prima parte della sua vita girò molto per il lavoro di suo padre e questo influenzò il suo carattere girovago. Il padre, autoritario, aderì con entusiasmo al Fascismo, la madre invece ne era fortemente contraria. Nel 1937 si trasferì a Bologna e due anni dopo si iscrisse alla Facoltà di Lettere. Durante la Resistenza, nonostante fosse antifascista, si nascose in Friuli per sfuggire alla chiamata alle armi e fondò una scuola gratuita per bambini poveri. Nel 1945 si laureò in Lettere con una tesi su Pascoli e si iscrisse al Partito comunista italiano. Nel 1949, con un'accusa di atti osceni in luogo pubblico, perse il posto di insegnante e fu espulso dal PCI. Nel 1950 lasciò il Friuli e andò a Roma. Qui, in poco tempo, fece scandalo e divenne un vero e proprio personaggio pubblico: omosessuale, comunista e ripetutamente accusato di oscenità e di oltraggio alla morale. A Roma, tra il ‘53 e il ‘61, scrisse gran parte della sua produzione: nel 1955 pubblicò il romanzo Ragazzi di vita, nel 1957 Le ceneri di Gramsci e nel 1959 Una vita violenta. Inoltre, nel 1955 fondò la rivista “Officina”. La rivista si proponeva di diffondere una cultura “utile”, capace di risolvere i problemi del popolo. Dal 1957 in poi si dedicò al cinema: collaborò con Fellini ne Le notti di Cabiria e nel 1961 uscì il suo primo film, Accattone. In 15 anni girò 18 film, diventando uno dei registi più famosi d’Europa. In questo periodo viaggiò tanto e si recò in India e in Africa. Negli anni Sessanta, si occupò di temi di grande attualità, come il Terzo Mondo e la speculazione edilizia, attaccando la Chiesa, il PCI e la DC (Democrazia cristiana). Il 2 novembre 1975 il suo corpo fu trovato vicino l'idroscalo di Ostia, dopo un pestaggio a morte.

Pasolini fu un intellettuale di moda, ma fu anche un intellettuale vero e nella cultura italiana ebbe l’impatto di un ciclone. Una delle principali caratteristiche dell'opera di Pasolini è la straordinaria varietà, di forme, di generi e di stili. Per questa continua sperimentazione, Pasolini è un personaggio unico nel panorama europeo. Una costante nella sua produzione è il voler fare della scrittura una forma di lotta e di polemica, per denunciare le falsità e per scandalizzare. Un tema sempre presente è la periferia, l’unica che riesce a conservare i vecchi valori: dalle terre contadine del Friuli, alle borgate romane, ai paesi del Terzo Mondo, è sempre presente l’amore per gli “ultimi” da contrapporre ai falsi valori borghesi. Quando in Italia le periferie sono state distrutte dal boom economico, lui le cerca nel Terzo Mondo. In un articolo Pasolini parla della sparizione delle lucciole a causa dell'industrializzazione che ha distrutto le borgate, ha spopolato il sud, ha massificato la popolazione e ha imposto con forza nuovi valori, una nuova lingua e nuovi gusti. La società dei consumi ha sostituito la massa indistinta di consumatori al popolo. La distruzione delle borgate e della cultura popolare è simboleggiata dalla scavatrice. Pasolini è stato sempre attratto dal mondo popolare, ma non è mai riuscito a viverlo a pieno, perché rimaneva pur sempre un borghese. Aveva puntato sul popolo, pensando che avrebbe potuto resistere alla civiltà dei consumi ma non fu così. L’amore per gli “ultimi” lo avvicinava al cattolicesimo delle origini e al Comunismo. Pasolini distingue Cristo dal Cristianesimo: il Cristianesimo è dogma, asservimento, gerarchia e potere politico, Cristo, invece, personaggio rivoluzionario, è forza e vita. Questa visione sta alla base del film Il Vangelo secondo Matteo, che fece scandalo. Nonostante l’attenzione verso gli umili, la sua visione del popolo non è realista, ma “patetica”, cioè, come lui stesso dice, ha compassione del popolo. Il popolo in Pasolini è un'entità astratta e mitizzata, che conserva una purezza originaria e una vitalità selvaggia. Un altro tema ricorrente è la lotta contro l'industrializzazione e la società capitalistica. Attraverso la produzione industriale di massa, la pubblicità e la televisione, la borghesia ha distrutto la cultura e la lingua popolare e l’ha sostituita con i valori della bruttezza, del denaro e della cultura dello spreco.

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