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- Data di creazione 26/11/2024
- Ultimo aggiornamento 03/12/2024
PETRARCA FRANCESCO
Le origini Francesco Petrarca nacque nel 1304 “allo spuntar dell’alba”, il 20 luglio, nella città di Arezzo.
Il padre, ser Petracco notaio a Firenze e guelfo di parte bianca, era stato costretto ad abbandonare la città nel 1302, in quanto bandito per motivi politici, e a rifugiarsi con la moglie Eletta Canigiani proprio ad Arezzo abbandonando così la casa all’Incisa (località poco lontana da Firenze).
Nel 1305 Ser Petracco riuscì a far ritornare la famiglia all’Incisa, mentre su di lui pendeva ancora la condanna. Nel frattempo, Eletta ebbe altri due figli oltre Francesco: uno morto piccolissimo e Gherardo (nato nel 1307), il fratello amatissimo dal poeta.
Il periodo avignonese All’inizio del 1312 ser Petracco e la sua famiglia si trasferirono ad Avignone, dopo aver rischiato un naufragio nei pressi di Marsiglia.
Avignone inizialmente era solo una città di interesse commerciale, ma con il trasferimento della sede papale aveva aumentato la sua importanza come centro economico. All’epoca stava inoltre subendo notevoli modifiche urbanistiche per la costruzione dei palazzi che avrebbero ospitato cardinali, curiali, ambasciatori, ma anche persone di studio, mercanti, uomini di legge ed artisti. È in questo periodo che avvenne il cambio del cognome della famiglia definitivamente latinizzato in Petrarca.
Studiò grammatica e retorica, proseguendo poi gli studi a Montpellier. Fu proprio mentre Francesco si trovava a Montpellier che nel 1318 morì la madre Eletta.
Gli studi a Bologna Nell’autunno del 1320, Francesco si recò a Bologna per iniziare gli studi giuridici verso i quali fu indirizzato dal padre deciso a fare di lui il quarto notaio della famiglia.
In questi anni Petrarca, sempre più insofferente verso gli studi di diritto, si legò ai circoli colti bolognesi, coltivando così i primi studi letterari e iniziando quella bibliofilia che lo accompagnò per tutta la vita.
Nel 1326 Francesco abbandona Bologna e gli studi anche in conseguenza della morte del padre e ritorna ad Avignone.
Il ritorno ad Avignone Ritornato ad Avignone Francesco vivrà un periodo di gravi difficoltà economiche. Superò questi momenti problematici divenendo, nel 1330, chierico della curia papale come “cappellano commensale”. Era un servizio che gli garantiva una certa tranquillità finanziaria e del tempo a disposizione, lasciandogli la possibilità di seguire i suoi interessi letterari e filologici e di dedicarsi ai viaggi. Ebbe infatti modo di visitare Parigi, Gand, Liegi, Aquisgrana, Colonia e Lione. Nel 1336 poté visitare Roma, che ammirò sempre come patria dei grandi uomini dell’antichità e vera sede del Papato, ma che all’epoca era ridotta ad un ammasso di ruderi e di sporcizia.
Ritornato dal viaggio nel 1337 il Petrarca si trasferì a Fontaine di Vaucluse (vicino Avignone) e ricevette la notizia, che da una donna amata e mai identificati di Avignone gli era nato un figlio: Giovanni.
L’incontro con Laura Uno degli eventi fondamentali fu l’incontro “il venerdì santo 6 aprile 1327, a mattutino, nella chiesa di S. Chiara in Avignone” con una giovane donna: Laura. Nonostante numerose ricerche, non è ancora stato possibile identificare con precisione chi fosse questa giovane che divenne l’ispiratrice ed il simbolo della poesia petrarchesca.
La figura di Laura ha suscitato, da parte dei critici letterari, le opinioni più diverse: identificata da alcuni con una Laura de Noves, altri invece tendono a vedere in tale figura un senhal dietro cui nascondere la figura dell’alloro poetico (pianta che si associa, etimologicamente, al nome femminile), suprema ambizione del letterato Petrarca. Resta comunque il fatto che il Petrarca rende noto che la giovane morì il 16 aprile 1348 a causa della peste.
L’incoronazione a poeta Nel frattempo, la sua fama di poeta in latino e in volgare era talmente cresciuta che il 1° settembre 1340, contemporaneamente, ricevette l’invito a recarsi a Roma e a Parigi per ricevere la corona poetica. Petrarca scelse Roma, ma prima di ricevere la laurea poetica volle farsi esaminare da quello che era ritenuto allora il più intellettualmente dotato dei sovrani e uomo di lettere: Roberto d’Angiò, re di Napoli. Nel 1341 si recò a Napoli e fu verificato per tre giorni da re Roberto che, dopo averne constatato la cultura e la preparazione poetica, acconsentì all’incoronazione a poeta in Campidoglio.
A Parma Nel 1348 a Parma, dove era diventato arcidiacono della cattedrale, chiese ed ottenne presto un canonicato a Padova dal principe della città, Jacopo da Carrara, che lo stimava moltissimo: Petrarca ne prese possesso il 18 aprile del’49. Pur abitando a Padova egli ebbe modo di visitare nuovamente Verona, Treviso, Venezia e Mantova. Per il Giubileo del 1350 si recò a Roma dove ricevette la visita anche di Giovanni Boccaccio, che gli portava l’invito dei fiorentini (respinto dal Poeta) di ritornare nella città toscana.
Al servizio dei Visconti Nel 1351 il Petrarca decise di ritornare in Provenza ma nel 1353 abbandonò definitivamente la Francia per trasferirsi a Milano presso i Visconti. Questa decisione suscitò numerose proteste da parte dei suoi amici, soprattutto quelli toscani, che lo accusarono di essersi sottomesso ai tiranni. Petrarca rispose con appassionato fervore d’essere libero, nel suo spirito e nelle sue opere e compì, in giro per l’Europa, alcune missioni diplomatiche per i suoi nuovi signori.
Il ritiro sui colli Nel 1361 ci fu una nuova epidemia di peste ed il Poeta abbandonò Milano per recarsi prima a Padova, accolto da Francesco I da Carrara, e poi a Venezia, dove ottenne il canonicato di Monselice. Mentre era ancora a Padova gli giunse la notizia della morte del figlio, a Milano, il 10 luglio 1361. La figlia Francesca, che si sposò con Fracescuolo da Brossano, lo raggiunse a Venezia con la sua famiglia (gli diede due nipotini: Francesco, che morì prima del poeta, ed Eletta). A Venezia condusse un soggiorno sereno ed allietato da numerose amicizie per circa sette anni, poi lasciò definitivamente la città lagunare e si ritrasferì a Padova.
Nel 1369 Francesco il Vecchio donò, forse, al Poeta un appezzamento di terreno ad Arquà. Il Petrarca visse tra Padova ed Arquà, assistito dalla figlia Francesca, fino alla morte, avvenuta verso la mezzanotte del 18 luglio 1374 (si narra sulla sua scrivania tra i suoi amati libri). Il funerale ebbe luogo il 24 luglio ad Arquà alla presenza dello stesso Francesco da Carrara e di numerosi ecclesiastici e docenti dello Studio patavino. Fu sepolto nella chiesa parrocchiale come aveva stabilito nel suo testamento. Sei anni dopo fu però deposto nell’arca ancora visibile sul sagrato della Pieve di Santa Maria Assunta ad Arquà.
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