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  • Data di creazione 18/02/2025
  • Ultimo aggiornamento 18/02/2025

POST-IMPRESSIONISMO

Paul Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 - 1906) appartenne alla corrente post-impressionista. Con le sue opere, pose le basi per il Cubismo e, più in generale, per l’arte del XX secolo, soprattutto per via della semplificazione formale che costituì le fondamenta di molti movimenti d’avanguardia dei periodi successivi. Il pittore non ebbe un carattere docile e a testimoniarlo furono gli aspri rapporti con il padre che lo volle dottore in legge, ma il giovane artista si ribellò per poter seguire la sua passione: l’arte. Pochi furono i “prescelti” che entrarono nelle grazie del pittore, tra questi l’artista Camille Pissarro, con il quale intrattenne una lunga amicizia e una forte complicità artistica. Meno fortunato invece fu lo scrittore e amico Émile Zola che dopo aver pubblicato un suo romanzo venne aspramente criticato da Cézanne. Se nei rapporti umani Cézanne non fu particolarmente abile, diversamente si può dire della sua arte che seppe aggiungere un tassello in più a quelle feconde sperimentazioni artistiche che avevano luogo nei tempi in cui l’artista operò. Dapprima vicino agli impressionisti con i quali frequentò il Café Guerbois a Parigi, presto Cézanne se ne allontanò per elaborare uno stile personale, una tecnica pittorica più scientifica e riflessiva che potesse dare all’arte la sua legittima autonomia. Per quasi tutta la sua vita il pittore francese rimase nella sua casa di campagna in Provenza, sebbene in gioventù fosse molto attratto dai boulevard parigini e dai café di Montmartre e Montparnasse. Nella campagna francese ebbe molti stimoli e soggetti da rappresentare, molti dei quali diventarono il suo segno distintivo, come paesaggi, nature morte e ritrattiPaul Cézanne nacque il 19 gennaio 1839 ad Aix-en Provence da Louis-Auguste e Anne Elisabeth Honorine Aubert, in una famiglia agiata. Studiò al collegio Bourbon, nella città natia. Il padre, pur non apprezzando la scelta del figlio di divenire artista, gli permise di frequentare le migliori scuole di Francia, grazie all’agiatezza economica di cui la famiglia godeva. Dopo questo primo avvicinamento al mondo dell’arte, Cézanne maturò rapidamente il desiderio di trasferirsi in quella che fu la vera capitale dell’arte: Parigi. Nel 1861 ottenne finalmente dal padre il permesso di recarsi nella capitale francese, a patto che il figlio riuscisse a entrare in una delle più famose scuole d’arte come l’École des Beaux Arts. Il giovane pittore non superò l’esame d’ammissione e frequentò la più libera Académie Suisse: qui Cézanne strinse amicizia con Édouard Manet, Claude Monet e Camille Pissarro, rappresentanti di un nuovo modo di fare pittura, lontano da quella tradizionale che veniva insegnata nelle accademie. Tra il 1865 e il 1867 Cézanne provò molto volte a presentare al Salon le sue opere che, tuttavia, vennero respinte continuamente. Nel 1872 Pissarro lo invitò nella sua casa in campagna a Pontoise, e durante il soggiorno imparò a dipingere d’après nature, ovvero a dipingere la natura osservandola all’aperto. Entusiasta del soggiorno, Cézanne decise di comprare una casa vicino all’amico Pissarro, e proprio qui conobbe il dottore Paul Gochet, suo futuro collezionista. Con Pissarro iniziò a frequentare il Café Guerbois, luogo di ritrovo di quelli che sarebbero diventati gli “impressionisti” che nel 1874 lo invitarono a partecipare alla prima mostra impressionista che si tenne nello studio del fotografo Nadar a Parigi. In quell’occasione riuscì a vendere qualche dipinto, sebbene molte furono le critiche negative e forte l’ilarità che scatenò tra i visitatori. Fece eccezione Victor Chocquet, un funzionario della dogana appassionato d’arte molto indipendente in fatto di gusti estetici, che acquistò alcune opere di Cézanne. Chocquet ammirò molto i dipinti dell’artista e tra i due si stabilì una bella amicizia. Nel 1877 partecipò alla seconda mostra degli impressionisti: questa fu l’ultima volta che Cézanne aderì alla mostra, conseguenza del fatto che il pittore non condivideva il loro modo di fare arte, da lui considerato troppo “retinico”, ovvero troppo aderente al dato reale. Dopo la mostra del 1877 il pittore si ritirò in Provenza, dove rimase per venti anni nel celebre studio Jas de Bouffan, isolato e assorto dalla sua arte. Nel 1886, dopo la morte del padre, ereditò una cospicua fortuna e questo gli permise di non doversi preoccupare di fare soldi con la sua arte. La fama dell’artista solitario e geniale cominciò a circolare in tutta Europa, e molti furono gli inviti a partecipare alle esposizioni: ciò nonostante, l’artista, in un quasi volontario isolamento, si rinchiuse definitivamente in sé stesso alla ricerca di nuove esperienze artistiche. Diversamente da molti artisti che producono molte opere in gioventù, Cézanne non essendo un artista istintivo ma metodico e riflessivo, riuscì a produrre grandi capolavori durante la sua maturità. La celebrità che raggiunse, tuttavia, non gli bastò: il pittore, infatti, fu sempre tormentato dall’idea di non aver raggiunto l’obiettivo. Cézanne volle dipingere quel che pensava e quest’idea lo afflisse per tutta la sua vita. La morte arrivò nel 1906 per una polmonite.

Paul Gauguin (Parigi, 1848 – Hiva Oa, 1903) è stato un pittore e scultore francese, celebre per la presenza costante nelle sue opere sia di colori puri molto accesi utilizzati in maniera ardita, che di scene che ritraggono una natura incontaminata ed esotica, in cui sono collocate spesso figure femminili bretoni e polinesiane. Inoltre, le opere di Gauguin si distinguono per i contorni molto marcati delle figure e per un’aura di mistero e solennità che permea molte delle scene riprodotte. Gauguin ha speso molti anni della sua vita nella ricerca di un vero ed autentico primitivismo, e questo lo ha spinto in prima istanza a dissociarsi dallo stile di vita urbano tipico di Parigi, preferendo spostarsi in ambienti dapprima rurali (la campagna bretone) e poi esotici (Polinesia, Haiti), mentre a livello artistico lo ha condotto a rifiutare qualsiasi dettame accademico e a sperimentare con entusiasmo tecniche innovative. Inizialmente, Gauguin era molto vicino al gruppo degli impressionisti, ben presto, però, sentì l’esigenza di trovare nella sua arte modalità più espressive. Per questo, è definito come “post-impressionista”, più nello specifico “sintetista”, termine con il quale si definiscono artisti che nelle loro opere coniugano insieme le forme naturali, i sentimenti che i soggetti suscitano nell’artista e la purezza delle linee, delle forme e dei colori. Il suo nome è, infine, molto legato alle figure di Vincent van Gogh e di suo fratello Theo, con i quali ha vissuto una vicinanza artistica e personale profonda ed impetuosa. Avventura, viaggio, natura, ricerca, disagi esistenziali ed alterna fortuna economica sono i cardini su cui ruota tutta la biografia di Gauguin. Nel primo anno di vita di Gauguin, la Francia viveva momenti di grande tensione politica a causa del colpo di stato che Napoleone III stava preparando per restaurare l’impero, tensione che toccò da vicino la famiglia di Gauguin: il padre venne esiliato per le idee filo-repubblicane dei suoi scritti. Tutta la famiglia partì alla volta di Lima, in Perù. Il padre, purtroppo, morì durante il viaggio, ma nonostante il tragico evento, Gauguin trascorse comunque in Perù i primi anni della sua infanzia, finché la madre non volle fare ritorno in Francia nel 1855. Il soggiorno in Sudamerica, radicato nei primissimi ricordi di Gauguin, influenzò molto il futuro artista e il suo sincero interesse per paesaggi incontaminati e culture animiste. Al ritorno in Francia, Gauguin, la madre e la sorelle vennero inizialmente ospitati ad Orleans da uno zio paterno, e qui Gauguin frequentò le scuole, che concluse con risultati poco brillanti. Indeciso e confuso riguardo la propria carriera professionale, a 17 anni Gauguin raggiunse la madre a Parigi, dove l’aveva condotta un lavoro da sarta. La situazione, tuttavia, rendeva Gauguin molto inquieto ed avvilito, pertanto decise di imbarcarsi su una nave mercantile: grazie a questa esperienza Gauguin tornò in Perù e visitò Rio de Janeiro e l’India, trovando nuovi stimoli. Tuttavia, il viaggio venne bruscamente interrotto dalla notizia che la sua amata madre era venuta a mancare poco prima. Gauguin, a Parigi, trovò ad attenderlo Gustave Arosa, nominato suo tutore dalla madre. Arosa si rivelò determinante per il futuro di Paul Gauguin, sia professionale che artistico. Oltre a trovargli un impiego come agente di cambio, egli lo introdusse alla propria collezione d’arte contemporanea. In questo periodo florido della sua vita, Gauguin riusciva bene nel suo lavoro, aveva trovato moglie e si assestò su uno stile di vita borghese. Accumulò persino una discreta somma con cui, sulle orme del suo mentore, volle acquistare una piccola collezione di dipinti contemporanei, prediligendo gli impressionisti. Più il tempo passava, più Gauguin trovava nella pittura una passione crescente con cui sentirsi realizzato, fino a volersi cimentare lui stesso in alcune opere. Pochissimi anni dopo, nel 1883, il caso volle che l’azienda dove Gauguin lavorava dovette licenziarlo a causa del crollo finanziario. Cercò di ricavare una buona rendita vendendo i suoi dipinti, ma purtroppo non ottenne alcunché, sprofondando presto in ristrettezze economiche. Tormentato dai problemi economici, ma sempre convinto di voler proseguire nel dipingere, Gauguin tentò di nuovo fortuna trasferendosi in Danimarca dalla moglie, che lo aveva lasciato per via del misero tenore di vita. Tuttavia non trovò nemmeno qui soddisfazione, né economica né casalinga, e fece nuovamente ritorno in Francia e agli impressionisti, partecipando all’ultima mostra del gruppo nel 1886. Dopo un periodo in cui Gauguin si dilettò nell’artigianato, l’artista si decise a fare un grande passo che da tempo lo stuzzicava. Volle trasferirsi a Pont-Aven, in Bretagna, luogo completamente estraneo alla modernità parigina. Ma fu durante un breve ritorno a Parigi che avvenne l’incontro più cruciale nella vita di Gauguin, quello con Theo Van Gogh. Il fratello del celebre Vincent era un mercante d’arte, e rimase colpito dai dipinti di Gauguin e ne acquistò un paio. Restò in contatto con Gauguin anche quando questi, ancora tormentato dalla dissonanza tra le sue disponibilità economiche e la vita dispendiosa di Parigi, decise di dirigersi finalmente verso luoghi esotici. Scelse Panama, dove viveva un suo cognato. Qui Gauguin si ritrovò immerso in una sorta di “paradiso terrestre”, a lungo bramato. Fu un periodo di grande ispirazione: le opere diventano intense, vibranti, ricche di colori che richiamano la vegetazione tropicale. Nel 1888 avviene il fatidico ingresso di Gauguin nell’atelier di Vincent Van Gogh, ad Arles, su esplicita richiesta di Theo. Van Gogh teneva in modo maniacale a questo progetto, che chiamava “La Casa Gialla”, dove volle riunire artisti mossi dalla stessa unità di intenti per condividere la quotidianità in modo rigoroso e produrre così un’arte “migliore”. L’esperienza ad Arles fu fonte di grandi scontri tra i due artisti per visioni divergenti sulla pittura e per una forte incompatibilità, nonostante Van Gogh stimasse molto Gauguin e tenesse alla sua amicizia. Gauguin lasciò senza indugio Arles per tornare in Bretagna, eppure il rapporto con Van Gogh non venne mai interrotto, essendoci alla base una sincera stima ed affetto l’uno verso l’altro, nonostante tutto. La Francia continuava a stargli troppo stretta per poter continuare a ricercare l’espressività piena della sua cifra stilistica, e questa volta puntò a Tahiti. Si sentiva tranquillo dal punto di vista economico, dopo che un’asta di suoi dipinti nel 1891 gli aveva fruttato novemila franchi (con i quali avrebbe potuto crearsi una vita molto agiata in Polinesia) e dopo aver ricevuto una sovvenzione economica del governo francese. Riuscì ad ottenerla in quanto il governo vide nella richiesta di Gauguin l’opportunità di andare a sondare il terreno in ottica colonialista, classificandola ufficialmente come “missione artistica” di un suo pittore. Giunto in Polinesia, Gauguin girò tra diversi villaggi prima di trovare l’essenza della cultura Maori “non civilizzata” che cercava, riuscendo ad integrarsi e ad assimilare i costumi e le tradizioni del popolo. Si sentì nuovamente ispirato, inaugurando un florido periodo di produzione. Il soggiorno tahitiano, che aveva donato a Gauguin ispirazione e serenità, non durò molto. Le risorse economiche iniziarono nuovamente a scarseggiare e la lontananza dagli affetti si fece presto sentire. Nell’ennesimo ritorno in Patria, Gauguin portò con sé buona parte dell’esperienza polinesiana, sia sotto forma di dipinti, sia attraverso l’ostentazione di un gusto esotico nel vestiario e negli arredamenti. Questa fu l’ultima volta che Gauguin trascorse del tempo nel suo paese natio: Gauguin si decise al trasferimento definitivo in Polinesia, nel 1895. L’ultimissima parte della sua vita è caratterizzata da un’iniziale inquietudine che continuò a provare come in Patria, nonostante si trovasse nel suo ambiente prediletto, a causa di problemi di salute sempre più persistenti e della scomparsa della figlia Aline. Questi avvenimenti e la definitiva estromissione da qualsiasi notizia sulla famiglia, portarono Gauguin nel 1898 al limite estremo di un tentativo di suicidio, poco dopo aver terminato Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897-1898), una tela di grandi dimensioni in cui i toni cupi fanno da padrone. Rinsavito dall’episodio e rimessosi in parte in salute, Gauguin si spostò a Hiva Oa, nelle isole Marchesi. Qui trovò una pace interiore che fortunatamente lo accompagnò negli ultimi anni di vita. Durante gli anni passati in Polinesia, immerso in paesaggi incontaminati lontani dalla modernità, Gauguin trovò sorgente inesauribile di ispirazione. Nella produzione tahitiana di Gauguin abbondano dipinti che hanno per protagoniste le donne del luogo: si tratta di opere votate all’essenzialità, sia compositiva che cromatica, spesso in pose classiche, e dove l’esotismo non è né decorativo, né descrittivo. Piuttosto, l’esotismo di Gauguin pervade l’atmosfera delle sue opere per restituire all’osservatore l’essenza dell’incontro tra due culture diverse. In Polinesia Gauguin sembra trovare quell’anima primitiva che aveva sempre cercato senza successo nei suoi precedenti viaggi. Morirà di sifilide nel 1903, a 56 anni.

 

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