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- Data di creazione 14/02/2025
- Ultimo aggiornamento 14/02/2025
SOSTENIBILITA' E AMBIENTE
La Terra, che è popolata da circa 8 miliardi di persone (stima ONU febbraio 2022), presenta una distribuzione delle risorse disuguale, tra tutti i Paesi del mondo. Tutto ciò dipende da vari fattori quali, per esempio, la posizione geografica, il clima e la natura del suolo, ma soprattutto dalla possibilità economica di utilizzare adeguatamente la ricchezza disponibile. Un modo semplice ma efficace per classificare i vari Paesi nel mondo si basa sulla posizione geografica che raggruppa i Paesi appartenenti al Nord e al Sud del mondo. In genere si parla di Paesi ricchi o sviluppati al Nord, mentre quelli poveri o in via di sviluppo si trovano al Sud. Un’eccezione, come riportato nella carta dello sviluppo mondiale, sono l’Australia e la Nuova Zelanda che vengono incluse nei Paesi del Nord nonostante la loro posizione geografica.
Il suolo è una risorsa non rinnovabile e il suo consumo è causato soprattutto dalla diffusa cementificazione. Si stima che oggi, nel nostro Paese, circa 21.700 km² di suolo, pari all’intera superficie della Regione Emilia-Romagna, siano coperti da case, strade, autostrade, stazioni, capannoni industriali, ecc. Il consumo di suolo, caratterizzato dalla cementificazione diffusa, rende impermeabile il suolo stesso, pertanto le grandi piogge determinano situazioni particolarmente pericolose, in quanto l’acqua, non riuscendo più a trovare lo scarico naturale nel terreno, provoca inondazioni di vario tipo e gravi alluvioni. L’acqua, una risorsa fondamentale L’acqua occupa circa i tre quarti della superficie terrestre. La maggior parte di essa (97%) è contenuta negli oceani e mari, ed è pertanto salata. Solo il 3% è costituito da acqua dolce, che si trova sia allo stato liquido (acqua di laghi e fiumi) che solido (ghiacciai). Il consumo di acqua dolce è molto diseguale nelle diverse parti del mondo; inoltre questa preziosa risorsa, oltre a non essere ben distribuita, viene spesso sprecata. È stato stimato che un nordamericano consumi ogni anno 21.000 m³ d’acqua, mentre un africano solo 400. Queste differenze sono imputabili anche al diverso regime alimentare: per produrre 1 kg di pomodori occorrono 185 litri d’acqua, per 1 kg di patate ne bastano 500, ma per di 1 kg di carne di manzo servono 15.000 litri. L’acqua è una risorsa rinnovabile, dato che ritorna continuamente disponibile attraverso il ciclo dell’acqua, ma è una risorsa limitata: infatti meno dell’1% dell’acqua sulla Terra è potabile. In generale l’acqua viene impiegata per tre scopi: domestici, agricoli e industriali.
L’aria è una miscela di gas (soprattutto azoto e ossigeno) che costituisce l’atmosfera terrestre. Se sul nostro Pianeta non ci fosse l’aria, non sarebbe possibile la vita degli esseri vegetali e animali, e in particolare la vita dell’uomo. La composizione chimica dell’atmosfera può cambiare a seguito delle attività industriali dell’uomo, ma anche per cause naturali, come eruzioni vulcaniche o incendi. Una forma di inquinamento dell’aria che interessa soprattutto le grandi città è lo smog. La parola deriva dalla combinazione di smoke (che significa fumo) e fog (che significa nebbia). Questo tipo di inquinamento è causato dal traffico cittadino, nonché dagli impianti di riscaldamento delle case e dalle industrie a combustibile fossile. Esso è responsabile di una vera e propria cappa di gas sopra le città e di contaminazione del suolo. Le piogge acide sono costituite da precipitazioni (non solo piogge, ma anche neve e grandine) che contengono acidi diluiti nell’acqua (acido solforico e acido nitrico) responsabili di gravi danni alla vegetazione, ai monumenti, agli edifici delle città e alla salute umana. Il buco dell’ozono consiste nella riduzione della fascia di ozono situata nella stratosfera. La conseguenza è il passaggio di una maggiore quantità di raggi ultravioletti (raggi UV), che sono responsabili in particolare di malformazioni genetiche delle piante e di cancro della pelle nell’uomo. Si tratta di un fenomeno causato principalmente dai CFC (clorofluorocarburi industriali), usati come solventi e nei gas refrigeranti dei frigoriferi. Il loro divieto d’utilizzo dal 2006 ha ridotto il fenomeno del buco dell’ozono.