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  • Data di creazione 24/01/2025
  • Ultimo aggiornamento 24/01/2025

UNGARETTI GIUSEPPE

Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d’Egitto, da genitori lucchesi. Il padre, che lavorava alla diga in costruzione ad Alessandria, morì quando Ungaretti era ancora molto giovane. La madre, donna di grande fede cristiana (che Ungaretti ricorderà sempre con devozione e affetto), prese coraggiosamente in mano la situazione familiare, incominciando a gestire una sorta di locanda, dove trovavano rifugio uomini che provenivano da ogni parte d’Europa, tra cui esiliati, fuorusciti, poeti e artisti. Ai margini del deserto, ricoperta da un tetto di lamiera tinto di rosso, questa locanda si chiamò La baracca
rossa, frequentata anche da personaggi di grande rilievo nella cultura europea di quegli anni.
Nel 1912 si trasferì a Parigi, si iscrisse alla Sorbona (senza però laurearsi) ed entrò in contatto con importanti esponenti delle avanguardie artistiche novecentesche, da Picasso ad Apollinaire. Rientrato in Italia nel 1914, allo scoppio della guerra si arruolò come volontario, combattendo prima sul Carso poi sul fronte francese: fu un’esperienza tragica che lo segnò profondamente. L’orrore della morte sempre in
agguato, la constatazione della fragilità della condizione umana, l’acquisita consapevolezza dell’atroce inutilità del conflitto, trovarono dolente manifestazione nelle raccolte di Il porto sepolto (1916) e Allegria di naufragi (1919). Sposatosi con Jeanne Dupoix, dalla quale ebbe i figli Ninon e Antonietto, Ungaretti visse a Parigi dal 1918 al 1921, anno in cui si trasferì a Roma: era il periodo in cui il fascismo stava mettendo radici nello Stato e Ungaretti, che lavorava come giornalista e inviato speciale all’estero, aderì al Manifesto degli intellettuali fascisti (1925). Con il titolo definitivo di L’allegria, furono pubblicate nel 1931 le poesie contenute in Il porto sepolto e Allegria di naufragi (rieditato nel 1923 con la prefazione di Benito Mussolini).
La raccolta di Sentimento del tempo, uscita nel 1933, segnò il ritorno a una poesia più tradizionale e l’inizio dell’avvicinamento di Ungaretti alla fede religiosa, ultimo sostegno per l’uomo smarrito di fronte al dolore dell’esistenza e alla morte.
Invitato a insegnare letteratura italiana all’Università di San Paolo, Ungaretti visse dal 1937 al 1942 in Brasile, dove morì il figlio Antonietto, di nove anni. A questo doloroso avvenimento il poeta dedicò le 17 liriche della prima parte di Il dolore (1947), in cui emergeva evidente
lo sforzo di conservare la fede di fronte alla sofferenza. A causa del secondo conflitto mondiale, nel 1942 ritornò in Italia dove ricevette il titolo di Accademico d’Italia e gli fu assegnata la cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma, docenza
che gli venne confermata alla fine della guerra, dopo una serie di difficoltà legate alla sua simpatia per il regime fascista.
A partire dagli anni Cinquanta Ungaretti cominciò a ricevere numerosi riconoscimenti italiani e stranieri e fu insignito di diverse lauree honoris causa per la sua attività poetica. Vennero pubblicate le raccolte Il dolore (1947), La Terra promessa (1950), Un grido e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1961) e nel 1969 fu riunita in Vita di un uomo tutta la produzione poetica, i saggi critici, le traduzioni di Ungaretti, che morì a Milano nel 1970.

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UNGARETTI_S.MARTINO DEL CARSO_VEGLIA_ITALIANO 5.docx
UNGARETTI_MAPPA CONC._ITALIANO 5.docx